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Il
Direttore delle Relazioni Esterne del Dipartimento della Polizia di Stato
Roberto
Sgalla insieme a Maurizio Costanzo
Il
vignettista Vauro in compagnia di due appartenenti alla Polizia di Stato
Un
momento della presentazione del calendario 2003 della P.S.
La Dott.ssa Ascenzi, Direttore di Polizia Moderna, durante la conferenza
stampa per l'illustrazione del progetto
Foto
Vincenzo Coraggio
Matite d'alta
classe per riderci addosso
di Giulia Bertagnolio
L'anno scorso è stato illustrato dai coloratissimi disegni
dei bambini, nell'edizione precedente aveva per ogni mese una diversa
immagine tratta da alcuni tra i più celebri film che trattano di polizia,
ed il 2003 lo vedrà traboccare di stile e di ironia: quella dei grandi
vignettisti italiani, capaci con uno schizzo di dire come vedono le forze
dell'ordine. Il calendario della Polizia di Stato rinnova il suo look
ogni anno.
E continua a riscuotere successi. "Credo di non sbagliare", dice il responsabile
delle relazioni esterne della Polizia di Stato Roberto Sgalla durante
la presentazione del nuovo calendario 2003, quando immagino che il successo
ottenuto negli anni passati si replicherà in quest'ultima edizione, di
fronte alle performances dei grandi vignettisti".
Saranno proprio le graffianti matite dei più noti maestri della satira
a riempire di sarcasmo e creatività le pagine del nuovo calendario della
polizia. Quelle degli artisti che ogni giorno ironizzano, nei grandi quotidiani
italiani, su fatti di cronaca e politica, sulle istituzioni, sui capi
di Stato ed i leader di partito: Emilio Giannelli ed Alfredo Chiappori
del Corriere della sera, ElleKappa e Giuliano Rossetti de La Repubblica,
Nuovo anno, nuovo calendario della Polizia di Stato.
E chi meglio dei celebri vignettisti italiani poteva assolvere il compito
di rallegrare i prossimi dodici mesi? Così, tra personaggi dalle forme
essenziali, frasi taglienti e battute di spirito parte un 2003 all' insegna
dell' humor. Andrea Righi e Claudio Cadei di Avvenire, Sergio Staino e
Bernardino Manetta de L'Unità, Vauro Senesi de Il Manifesto, Riccardo
Marassi de Il Mattino, Nicola Pillimini della Gazzetta del Mezzogiorno,
Danilo Maramotti dell'allegato lombardo del Corriere della sera "Vivimilano".
Vignettisti dal tratto pulito e dalla battuta facile. Firme ben conosciute
dai lettori delle testate più famose che in questa occasione si sono divertiti
ad esprimere in pochi tratti d'autore la propria visione delle forze dell'ordine.
Un "parere", il loro, che per i committenti non poteva che rappresentare
un rischio. La matita graffia infatti da sempre le istituzioni ed i poteri
costituiti e chi ha avuto modo di scorrere i giornali di tradizione anglosassone
e francese d'inizio Ottocento, sa benissimo che il gusto della satira
ha radici profonde. Anche Claudio Cadei, noto vignettista di Avvenire,
lo riconosce: "Per noi disegnatori a volte è difficile riuscire a prendere
in giro qualcuno o qualcosa, senza rischiare di risultare offensivi.
Realizzare la mia vignetta per il calendario della polizia è stato semplice
e divertente, perché quando si ha predisposizione alla satira la si può
applicare in tutti i campi. Ma il problema che si pone quasi sempre è
proprio quello di mantenersi entro certi ranghi". Insomma, potevano andarci
giù duro.
Ma nonostante il fatto che gli illustratori non perdano mai occasione
per far trasparire dai disegni una vena critica verso ciò che rappresentano,
in questo caso dentro ai loro schizzi non si legge che ammirazione. "Dietro
le vignette che fanno sorridere c'è rispetto del ruolo della Polizia di
Stato", spiega ancora Sgalla, "rappresentano e raccontano in modo ironico
i nostri uffici, le nostre strutture, le specialità maggiormente cono
sciute dai cittadini.
I reparti mobili, la stradale, la polizia di prossimità, il servizio di
protezione dei pentiti, le volanti, sono i soggetti più utilizzati e rappresentati
dai vignettisti. Dai tratti dei grandi umoristi del nostro tempo viene
fuori un'immagine delle forze dell'ordine quanto mai positiva, ironica,
irriverente ma piena di stima.
Attraverso vignette rigorosamente inedite e realizzate gratuitamente per
l'occasione.
Ed è proprio "Loro ci vedono così" il titolo dato al calendario 2003.
La stessa intestazione che aveva quello dell'anno precedente. "Loro" sono
oggi i più noti vignettisti italiani; nel 2002 erano i bambini delle scuole
elementari.
A 15mila piccoli studenti di diciassette città italiane era stato infatti
chiesto di illustrare con un disegno, la polizia vista attraverso i loro
occhi. E l'esperimento è stato vincente: ne sono scaturiti sette mila
fogli pieni di colore, di fantasia, di forme imperfette ma significative,
di agenti dalle uniformi riempite maldestramente da pastelli blu, di situazioni
illustrate con estro ed intelligenza. I migliori sono stati scelti per
scandire i mesi del 2002.
Ed i quasi 250 milioni ricavati l'anno scorso dalla vendita dei calendari
sono stati destinati all'Unicef.
Esiste un protocollo d'intesa tra il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia
e la Polizia di Stato ed è grazie a questo accordo se i proventi sono
riusciti ad arrivare ai piccoli della Cambogia. Attraverso i soldi raccolti,
sono state salvate 311 piccole vittime di abusi sessuali ed arrestati
ben settantacinque sfruttatori di minori. Quest'anno invece il denaro
finirà nel Benin.
Un piccolo Stato dell'Africa occidentale col bilancio ridotto all'osso,
dove il traffico di bambini che finiscono nelle piantagioni della Costa
d'Avorio o nelle case dei benestanti è dilagante.
Devolvere i proventi a chi è in difficoltà non è però il solo elemento
a legare i calendari di questi ultimi anni. La filosofia di base che ha
caratterizzato le edizioni del 2002 e 2003, ovvero il modo in cui bambini
e vignettisti vedono la polizia, non è estranea alla versione del 2001.
Due anni fa, infatti, i dodici mesi sono stati rallegrati dalle immagini
di alcuni storici film che hanno come soggetto principale le forze dell'ordine.
L'obiettivo era lo stesso di sempre: far capire al pubblico come "loro",
quelli del cinema, vedono la polizia. E lo scopo è stato centrato in pieno:
niente come l'espressione affannata di Aldo Fabrizi in "Guardie e ladri",
gli occhi sofferenti di Claudio Amendola in "Domenica", la faccia seria
di Totò o quella enigmatica di Alberto Sordi, riesce ad esprimere i sentimenti
che stanno dietro ad un'istituzione troppo spesso vista come fredda ed
impersonale.
I loro volti sono da sempre nella memoria della gente, e raccontano la
storia di uomini e donne dalle speranze e dalle passioni vere. Persone
comuni che vivono e soffrono come il pubblico che da sempre li ama. Personaggi
calati nel nostro tempo o negli anni trascorsi dal dopo-guerra ad oggi.
Impressi su pellicola, e poi su carta. Bonari accompagnatori dei dodici
mesi di chi ha affisso al muro nel 2001 il calendario della polizia.
Lo stesso muro su cui quest'anno, probabilmente, spiccheranno gli schizzi
pungenti di Vauro. Bobo ci vede così Il suo personaggio più noto è Bobo.
Un adulto immaginario che spiega ai figli la complessità del mondo odierno
in modo semplice, tagliente, arguto.
Sergio Staino, celebre matita de L'Unità, dà vita ogni giorno ad una situazione
diversa: fatta di domande semplici e disarmanti, quelle dei bambini sui
problemi del nostro tempo, e di risposte impacciate ma significative.
Quelle dei grandi. Com'è stato, per un vignettista che da sempre respira
il clima de L'Unità, dover illustrare la propria visione della Polizia
di Stato? Mi sono sentito molto in imbarazzo. Io vengo da uno sfondo politico
in cui in passato la polizia era vista come fumo negli occhi.
Una forza obbediente ai poteri conformisti. Nel tempo, certo, si è maturati.
E mi rendo conto che dire di essere ancora influenzato da questa visione
è come ammettere di seguire un ragionamento da stupidi. Ma indubbiamente
è stato strano, per uno con le mie origini, trovarsi di fronte ad un compito
come questo. Cosa ha guidato il suo estro nel disegnare la vignetta per
il calendario? Volevo realizzare qualcosa che facesse ridere, ma che non
risultasse del tutto gradevole al committente. Insomma, lo scopo era fare
un lavoro simpatico, ma non compiacere apertamente le forze dell'ordine.
Piuttosto, volevo metterle alla prova scherzando sui loro punti deboli.
La vignetta che avevo disegnato prima di proporre l'attuale versione era
addirittura più pungente: il disegno era lo stesso, ma nel fumetto invece
di esserci la frase "Quelli che ridono li licenziano, c'era "quelli che
ridono li mandano dai carabinieri".
Ad opera fatta però mi è sembrato un messaggio troppo forte; ho deciso
di autocensurarmi. Quando ho saputo che la versione successiva sarebbe
stata pubblicata sono stato contento. E mi rende felice il fatto che esca
proprio dopo il Social Forum. L'immagine che la polizia ha dato di sé
durante quest'evento è stata davvero positiva. Ed io l'ho apprezzato più
che mai, visto che Firenze è la mia città. Quando una vignetta può dirsi
efficace? La verifica è semplice: l'opera è ben riuscita, se fa ridere.
Se colpisce il diretto interessato. Avrei potuto fare un'illustrazione
"bella" per questo calendario. Ma la bellezza non serve a nulla. Disegno
e satira devono andare di pari passo.
Giu. B. "Senza autocensura" È il vignettista della Gazzetta del Mezzogiorno.
E nei suoi schizzi ama puntare all'obiettivo senza mezzi termini. Anche
rischiando la censura. Perché, come dice Nicola Pillimini: " Chi fa il
mio mestiere è un giornalista in piena regola.
Solo che invece di dire la sua a parole, lo fa con la matita". Con quale
spirito si è messo di fronte al foglio bianco nel momento in cui ha disegnato
la vignetta per il calendario della polizia? Con lo spirito di una persona
che non ama molto gli uomini in divisa. A me non piace "mediare"quello
che penso in base al tipo di committente che ho di fronte.
Preferisco sempre farmi censurare piuttosto che autocensurarmi. Per questo
ho fatto una vignetta che rispecchia la mia visione delle forze dell'ordine.
C'è però da dire una cosa: credo fermamente che i poliziotti vadano rispettati
sempre, perché fanno il loro lavoro con grande dedizione e spesso senza
riconoscimenti adeguati da parte dello Stato. Cosa ha voluto dire con
la sua vignetta? Volevo far sorridere.
Ma allo stesso tempo mettere sul tappeto i problemi del nostro tempo in
tema di ordine pubblico.
D'altra parte i patti erano chiari: noi disegnatori dovevamo fare satira,
non compiacere. Credo che in polizia ci siano molti uomini democratici,
persone che credono in ciò che fanno ma che desiderano comunque veder
cambiare molte cose nel campo in cui lavorano. Una satira sui punti deboli
della polizia non può che essere ben accetta da parte di gente di larghe
vedute.
Quanta importanza ha dato al disegno e quanta alla battuta? Nella mia
vignetta quello che conta è la riflessione che c'è dietro, la satira,
l' umorismo che viene fuori dalle parole e dai gesti dei personaggi.
Il modo in cui questi sono disegnati conta ben poco. Giu.B. Un'immagine
ironica e simpatica della realtà professionale della Polizia di Stato
nelle dodici vignette del calendario 2003.
Anche quest'anno i proventi andranno in beneficienza, devoluti all'Unicef
per un progetto in Benin, un piccolo stato dell'Africa occidentale dove
molti bambini sono sfruttati nel lavoro delle piantagioni della Costa
d'Avorio. In basso una delle foto del calendario del 2000 dedicato alla
polizia nel cinema italiano.
Si
ringrazia "Polizia Moderna" per la gentile collaborazione
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